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    domenica 5 ottobre 2014

    Vorrei fare un collage, tutte le nostre foto con te tagliata via. Tagliata come si taglia via qualcuno dalle foto profilo dei social, così grossolanamente. Un taglio netto, che se resta una ciocca di capelli o un orecchio nella tua metà non te ne frega un cazzo. Sarebbe liberatorio, doloroso e autolesionista si, ma pure liberatorio. Un collage degno del peggior decoupage, con le pieghe e la colla che esce dai bordi. Vorrei avere la sensibilità delle signore che decorano il comodino con i ritagli di giornale: nessuna. Ma dicono che non sarei capace. Deformazione professionale: starei lì a photoshopparti con cura, sostituirei i pixel mancanti, scalerei in base al contenuto. Pochi punti di ancoraggio, curve perfette. Sembrerebbe che non ci sei mai stata, sarebbe perfetto. ah. 
    Però è vero che non sarei capace. Deformazione del cuore: quella strana malattia che mi impedisce di parlarti ma mi fa stampare le nostre foto, venire voglia di scrivere, rileggere vecchi biglietti, sperare il meglio per te. Il meglio, qualunque sia il tuo meglio. Tu no, tu continui nella tua ottusità. Continui a pensare di poter stare in qualche modo dalla parte della ragione, a vestirti ogni mattina della tua prepotenza, a riempirti la bocca di parole che non hai mai saputo cosa significano. 

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    No però, tranquilli lettori immaginari, mi sento bene e se ho deciso di scrivere dopo tutto questo tempo e con una sola mano, l'altra è sepolta sotto strati di garza e gesso, è perché ho un raffreddore allucinante e non mi arriva abbastanza ossigeno al cervello. E perché  sto cercando di superare indenne l'adolescenza. 
    L'italiano mi perdoni.