È arrivata la primavera e ho quasi paura a dirlo. Mi sono affacciata dalla mia verandina polverosa e guardando i tetti di Aversa Nord ho pensato “è arrivata la primavera”. Poi è passata una nuvola a fare ombra e ho immaginato che “oggi è buon tempo” fosse più corretto . Oggi è buon tempo e mia madre non mi ha chiamata per chiedermi com’è il tempo qui. Lo fa tutti i giorni, tutte le mattine di questo gelido inverno mi ha chiamata per chiedermi “com’è il tempo da te?”. Da me è Aversa e il tempo è sempre brutto. Da me sono solo 90 chilometri di distanza da lei e il tempo è sempre uguale al suo ma dopo un paio di polemiche geografico esistenziali ho deciso di mentire: ho inventato ogni giorno un meteo diverso, mentre ero a letto, con le persiane ancora giù, le ho raccontato di piogge scroscianti e giornate di solleone, di giorni miti e freddi polari. Lei lo sapeva che ero a letto con le persiane ancora abbassate e le briciole dei biscotti tra i capelli ma l’importante era che le rispondessi qualcosa, qualunque cosa. E adesso che è arrivato il buon tempo (primavera no, solo buon tempo) lei non mi chiamerà più,perché sulle belle giornate non c’è mai niente da dire. È nel tempo vuoto della sua telefonata che mi sono accorta di tutte le cose che sarebbero dovute cambiare e sono invece rimaste le stesse, di quanto avrebbe potuto essere diverso quest’ inverno e di quanto avrei dovuto imparare e cambiare e smetterla.
Ma ad essere cambiati, per ora, sono solo i vestiti nel mio armadio.
Che, tra l’altro, mi vanno sempre più stretti.