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  1. C'è sempre un' alternativa

    mercoledì 28 settembre 2011

    Certe cose andrebbero dette prima. Bisognerebbe sempre lasciare all’altro la possibilità di scegliere: i tempi delle imposizioni dovrebbero essere finiti da un pezzo.

    Quand’ero piccola mia madre era di quelle che ti impongono un sacco di cose: dovevo mangiare tutto e non contava un cazzo se quello che stavo mangiando mi faceva schifo, lo dovevo mangiare e basta,  e le uniche cose che mi ha gentilmente evitato sono la polpa di granchio e l’agnello solo perché facevano schifo anche a lei. E dovevo essere gentile con i bambini che venivano a casa nostra, anche se erano di quelli a cui avrei volentieri sfondato in testa il camper di Barbie. Poi sceglieva lei i miei vestiti, sempre. A me da piccola non è mai nemmeno venuto in mente di obiettare sull’ennesimo paio di polacchine che mi stava comprando.
    E adesso che sono diventata  grande e posso scegliere da sola i miei vestiti, anche se lei mi ripete molto spesso e con altri termini che il mio è un inarrestabile declino, posso scegliere con chi stare, chi invitare a casa mia, a chi dire parolacce e cosa studiare e un altro sacco di cose importanti, arriva una stronza qualsiasi al Mc Donald e non mi dice che non ci sono i biscotti da mettere sul Sundae. Non puoi farmi ordinare un Sundae e dirmi solo dopo averlo fatto che non ci sono i biscotti. Mi togli la mia possibilità di scelta, la mia alternativa.  E no, non c’entra niente che io sia partita alla volta della fantastica Istanbul e abbia scoperto solo qui che i corsi che avrei dovuto seguire in inglese sono stati eliminati e la mia unica ed esilarante possibilità è seguire dei corsi in turco.


    No davvero, sono proprio incazzata per il Sundae di oggi pomeriggio. 


  2. Mi ero persa, poi sono tornata.

    giovedì 22 settembre 2011

    "Mi sono persa ad Istanbul e non so più tornare"
     Non sapevo più tornare, poi ho saputo tornare e quindi è: "Mi ero persa ad Istanbul e non sapevo più tornare" e mi sono spaventata perché ovviamente..aspè qua va fatta una premessa: qua funziona (no come da noi che ci sta l'orafo a fianco alla salumeria e il macellaio di fronte alla boutique) che in una strada ci stanno tutte le gioiellerie, in un' altra tutti i negozi di elettronica, da un'altra parte tutti i pub e così via e io mi sono persa nella strada di quelli che si fanno i debiti di gioco e picchiano le mogli. Tutti i tavoli col panno verde, tutti stavano zitti, tutti maschi e ho capito che è vero che l'erasmus ti fa scoprire un sacco di cose di te, infatti oggi ho scoperto quanto posso riuscire a camminare veloce fingendo di sapere assolutamente dove sto e dove sto andando mentre parlo al cellulare in simil-turco con un interlocutore inesistente. 
    Quindi me la sono cavata e nessuno mi ha fatto niente.
    Ma io lo sapevo già che nessuno mi faceva niente perché quelli picchiano le mogli mica le ragazze in mezzo alla strada. 

  3. I buoni propositi

    martedì 20 settembre 2011

    Adesso me ne vado. Me ne vado a dormire perché domani devo essere pronta ad essere una ragazza felice. Devo far vedere a tutti le mie capacità di socializzazione e quindi devo stare riposata. Poi mi metto pure l’ allarme sul telefono che suona e lampeggia, se no va a finire che mi dimentico di essere felice. Sono pronta a socializzare in inglese e in turco, per lo spagnolo mi basta aggiungere la s e per l’arabo antico mi sto attrezzando. I francesi vadano a cagare. Regalerò la mia amicizia a tutti e farò come mi hanno detto: sorriderò a questa città così anche lei mi sorriderà. Domani appena mi sveglio, poi mi metto un altro allarme sul telefono per quest’ altro fatto, mi affaccerò dalla finestra e sorriderò. Lo giuro.


    Così magari io e questo posto smetteremo di starci sulle palle. 

  4. Raccolta di frasi, pareri, incoraggiamenti e domande prima della partenza.

    Zia: Ma poi là parlano turco? E tu il turco non lo sai. 
    Io: e vabbè Zia si parla inglese.
    Zia: e ma tu nun sai manc  l’inglese.

    Zia: Ma poi io ho visto un programma. Là si mangiano le cavallette, i gatti, gli scarafaggi. 
    Io: ma non è vero!
    Zia: eh non è vero! Io ho visto il programma.
    Mia mamma(persuasa da mia Zia) : Oh non te lo mangiare il pollo che assomiglia al gatto! 
    (Non so quando ai gatti siano spuntate le ali, un becco e abbiano perso due zampe ma dice si somiglino)

    X: Guarda che là non si lavano. Prendi le malattie!

    Operatore Adsl: E che vai a fare a Istanbul?
    Io: a studiare
    Operatore Adsl: e mica là sono bravi!
    Io: …
    Operatore Adsl: e tu che studi?
    Io: design e comunicazione
    Operatore Adsl: e quella la capitale della moda è Milano, al massimo Parigi, là portano il velo che moda c’è?!!

    X: Ma poi quante ore d’aereo ci metti?
    Io: due e mezzo
    X: eh due e mezzo!! Ma hai capito la Turchia dove sta?!!
    IO: Io si…

    X: Stai attenta a tutti quei talebani!

    Zia : Guarda che e’Turc so facc stuort!

    Mia mamma: Ma poi sei sicura che gli aerei della compagnia turca so’ buoni?! Non è che vai ‘ngopp a cocc trabbicl!

    X: Guarda che i turchi sono come i napoletani, davanti ti fanno una faccia dietro un'altra!
     

    X corrisponde a diverse persone. Nessuna di queste persone è mai stata qui e 
    queste sono quelle che la mia memoria ha conservato ma ce ne erano tante altre, ancora più belle.


  5. La caduta dell' Impero Romano.

    domenica 18 settembre 2011

    L'idea di questo blog nasce in un pomeriggio come gli altri:  vacanze finite e nessuna, nemmeno vaga,  intenzione di mettere la matita sul foglio (sì, noi a design mettiamo le matite sui fabriano quindi si dice così) e lo sguardo rivolto verso la fantastica, fantastica segnatevelo eh, esperienza ad Istanbul che mi aspettava. Aspettava perché mo non mi aspetta più perché sto già qua. Qua è Istanbul. E allora quel pomeriggio ho pensato: "mò faccio un blog" e l'ho detto a Carla, perché eravamo insieme da Tonino o' Serines a fare la spesa, e lei mi ha detto "brava" e la conversazione è finita. Poi ci ho ripensato il giorno dopo e ho capito che un blog poteva essere la soluzione. Soluzione perché risolve un problema, il mio.
    Il mio problema è questo: mi piace raccontare le cose, anche quando nessuno me l'ha chiesto, e quando racconto una cosa parto sempre dal principio che di solito risale alla caduta dell' Impero romano e le persone che hanno con me un rapporto più confidenziale hanno delle strane reazioni.
    Ne elenco alcune:
    Il mio fidanzato: "Simò e basta" (quando parlo con lui) / "ma io ti reprimo che quando stiamo con gli altri parli sempre tu?" (quando parlo con gli altri)
    Mia madre: "Cù té nu fa mai juorn" e va via abbandonando la conversazione.
    La mia coinquilina (quella con i capelli colorati)  mi dice solo: "Mamma mia" e le vengono degli attacchi di risata isterica.
    Poi ce ne sono altre, ma non me le ricordo, e quindi questo blog è la soluzione: Io parlo e chi vuole leggere, legge. Poi, vabbè, a qualcuno lo chiamo e gli racconto a voce perché magari si può dimenticare di venire a leggere.


    L' idea del blog è nata quel pomeriggio. Questo post è stato scritto di notte, ad Istanbul, mentre sono sola in una casa che non è la mia, in una città che non mi appartiene, dove tutti parlano una lingua che non capisco. Mi cago sotto di andarmene a letto e allora scrivo.