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  1. Cattiva pubblicità

    sabato 17 dicembre 2011

    Devo fare un attimo cattiva pubblicità. 
    È  proprio indispensabile che io faccia questa cosa? Si. 

    Diffidate da le conferenze, le mostre, i meeting, i workshop, gli eventi, le rassegne, i seminari (che altro non sono che conferenze a cui si sa che i partecipanti saranno dieci), gli incontri, i momenti di confronto, le presentazioni e qualunque altra cosa vi suoni simile a questa organizzate da uno dei vostri professori. Se il professore in questione è della sun, ha insegnato alla sun o conosce qualcuno che insegna alla sun: restate a casa.
    Nella migliore delle ipotesi vi sveglierete la mattina presto, cambierete almeno 4 mezzi di trasporto, pioverà (perché sicuramente quel giorno pioverà) e arriverete sul luogo del delitto con moltissimo ritardo ma... tranquilli, sarete comunque in fortissimo anticipo con l’inizio della fine. Vi sederete su una poltroncina scomoda e ascolterete tre idioti, più il vostro professore quattro, che non hanno ancora capito che il microfono si tiene vicino alla bocca, che se avessero un briciolo di amor proprio non avrebbero partecipato a quell’ evento, che voi non studiate architettura e che ci si aspetta che gli interventi abbiano un’ attinenza con la mostra e che questa abbia almeno lontanamente a che vedere col titolo. La mostra il 99% delle volte sarà una pedana 6x2 su cui ci sono quattro lavori dei vostri colleghi degli anni precedenti e se vi va bene tre schizzi del vostro professore.
    Nella peggiore delle ipotesi, invece, arriverà nella vostra casella di posta un invito per una mostra di oggetti di design ma... una volta li scoprirete che a quella bionda della moglie del professore è venuta la passione per la bigiotteria e si è messa a fare collanine e braccialetti in metacrilato. Molto interessate ed entusiaste saranno le amiche della moglie bionda che compreranno almeno una parure ciascuno. Se quello era il professore a cui pensavate di chiedere la tesi: vi converrà cambiare idea.
    A quel punto vi sentirete autorizzati a scrivere sia professore che sun con la minuscola, a preferire di scappare da H&M e a mangiare tre sfogliatelle consecutivamente. 



  2. Fuori Carrara

    lunedì 31 ottobre 2011

    Stamattina mi sono svegliata contenta. Adesso non è che sono diventata triste, sono ancora contenta ma ho scoperto che non è vero. Non è vera quella cosa che dico sempre: che ci si abitua a tutto. Oggi, passando per l’ennesima volta davanti casa di nonna, ho capito che non mi abituerò mai all’ idea che qualcun altro vada a vivere in quella casa. Non sopporterò mai l’idea che qualcuno vada li, butti via tutte quelle cose che ho amato tanto, rifaccia quei meravigliosi pavimenti e chiami quella “casa mia” . Sono gelosa come una bambina ,il giorno di Natale, del suo giocattolo nuovo e, per quanto io mi stia impegnando, di mostrare maturità e contegno  proprio non mi riesce. Continuerò ad entrare in quel portone, sedermi su quelle scale, scendere giù nella vigna e fare tutto quello che mi pare e se a qualcuno dovesse venire in mente di chiedermi chi sono e che ci faccio lì..beh avrò almeno vent’anni di ricordi da raccontargli, e non sono famosa per essere una persona di poche parole.  Posso partire dalla posizione dei vasi dei fiori vent’anni fa e arrivare ad oggi, spiegando passo passo tutti i loro spostamenti e le differenti varietà di fiori che hanno accolto. Posso raccontargli di tutti gli animali che c’erano e dei loro nomi, di quando facevamo il bagno alle papere, di quando ho avuto Trilly  e poi Camilla e poi le intere giornate passate lì, i giochi con le sottane, la conserva di pomodori, le granite al limone e quell’ amore gigante che durava da una vita e che infondo non è ancora finito. Certe cose ti danno il diritto di sentire una cosa tua anche quando non lo è. Anche quando non lo è più. 





  3. Buon anno

    mercoledì 12 ottobre 2011

    È cominciato un altro anno. Gli anni cominciano a settembre, questa è una cosa appurata che già l’hanno detta un sacco di persone e quindi mo’ è inutile che la ripeto pure io. Questo dovrebbe essere l’ultimo anno di Università, se la Madonna mi assiste come ha fatto fino a mo’, e io sono da poco tornata ad Aversa. Quando andavo al liceo nessuno credeva che sarei andata all’ Università, perché mi hanno bocciato un sacco di volte (non è che prima ero stupida e mo’ sono intelligente, è solo che in quel periodo stavo indagando il mio IO e non mi potevo concedere distrazioni) e comunque nemmeno il mio cane se lo credeva però io ogni tanto ci pensavo e pensavo che mi andava bene qualsiasi posto però a Napoli non ci volevo andare. E adesso sto ad Aversa che fa provincia di Caserta e in realtà è la periferia di Napoli e sta tra Casal di Principe, Secondigliano , Casoria e tutto il resto appresso e ci sta un sacco di camorra. Tu però qua questa cosa non la puoi dire perché o ti dicono che non sanno di che stai parlando e che qua si vive benissimo o ti prendono a male parole.  A me mi hanno presa a male parole e mi hanno pure detto che non è vero e che qua si vive benissimo e allora papà mi ha detto che se non la finivo di andare in giro a dire queste cose mi prendeva a mazzate e dato che già mi avevano presa a male parole ho smesso di predicare l’onestà in lungo e largo. Però ad Aversa si vive bene. L’anno scorso quando Claudia è scesa a comprare la pizza ci stava un morto sparato sotto il palazzo, però poteva pure essere stata la ’ndrangheta mica era stata per forza la camorra! E comunque, a parte questa digressione sulla malavita organizzata, volevo dire che io che a Napoli proprio non ci volevo andare mo’ spero che l’anno prossimo mi laureo e non sto più ad Aversa ma vado almeno a Napoli. Quindi se il Professore domani mi fa un’ altra cazziata sulla serendipity mi metto a piangere, lo sputo in faccia e gli dico che non è che quando uno si impara le parole nuove le deve per forza dire a qualcuno.

    Con questo mi volevo fare da sola i miei auguri di Buon anno nuovo! Volevo augurarmi di stare sempre bene, fare tutti gli esami, non avere troppi votamenti di palle e imparare a portare ancora più pazienza.
    Poi se mi voglio augurare proprio tanta fortuna mi auguro di dimagrire qualche kilo e di avere tanti soldi. 
    Ma non è fondamentale.

  4. Il Ritorno

    mercoledì 5 ottobre 2011

    Ritornata a casa, la mia, mi trovo a fare i conti con me stessa e un po’ mi sento al sicuro e un po’ mi sento di fottere. Mi sono fatta trasportare dagli eventi, non ho ponderato le mie scelte nel partire e non l’ho fatto nel tornare. Come sempre.  Qualcuno mi ha chiesto di raccontargli di com’è la Tunisia, qualcun altro voleva sapere della mia esperienza in Marocco, altri ancora mi hanno detto che ho avuto un bel coraggio ad andare in Iraq e quindi non ho ancora raccontato a nessuno di quanto è, a modo suo, fantastico il posto in cui sono stata. “A modo suo” perché Istanbul è una città “a modo suo” che un po’ la puoi raccontare e un po’ no, perché è una sensazione e ci devi andare per capire.  

















    P.S. Stasera sono particolarmente malinconica, ultimamente la malinconia è il mio sentimento preferito. 

  5. C'è sempre un' alternativa

    mercoledì 28 settembre 2011

    Certe cose andrebbero dette prima. Bisognerebbe sempre lasciare all’altro la possibilità di scegliere: i tempi delle imposizioni dovrebbero essere finiti da un pezzo.

    Quand’ero piccola mia madre era di quelle che ti impongono un sacco di cose: dovevo mangiare tutto e non contava un cazzo se quello che stavo mangiando mi faceva schifo, lo dovevo mangiare e basta,  e le uniche cose che mi ha gentilmente evitato sono la polpa di granchio e l’agnello solo perché facevano schifo anche a lei. E dovevo essere gentile con i bambini che venivano a casa nostra, anche se erano di quelli a cui avrei volentieri sfondato in testa il camper di Barbie. Poi sceglieva lei i miei vestiti, sempre. A me da piccola non è mai nemmeno venuto in mente di obiettare sull’ennesimo paio di polacchine che mi stava comprando.
    E adesso che sono diventata  grande e posso scegliere da sola i miei vestiti, anche se lei mi ripete molto spesso e con altri termini che il mio è un inarrestabile declino, posso scegliere con chi stare, chi invitare a casa mia, a chi dire parolacce e cosa studiare e un altro sacco di cose importanti, arriva una stronza qualsiasi al Mc Donald e non mi dice che non ci sono i biscotti da mettere sul Sundae. Non puoi farmi ordinare un Sundae e dirmi solo dopo averlo fatto che non ci sono i biscotti. Mi togli la mia possibilità di scelta, la mia alternativa.  E no, non c’entra niente che io sia partita alla volta della fantastica Istanbul e abbia scoperto solo qui che i corsi che avrei dovuto seguire in inglese sono stati eliminati e la mia unica ed esilarante possibilità è seguire dei corsi in turco.


    No davvero, sono proprio incazzata per il Sundae di oggi pomeriggio. 


  6. Mi ero persa, poi sono tornata.

    giovedì 22 settembre 2011

    "Mi sono persa ad Istanbul e non so più tornare"
     Non sapevo più tornare, poi ho saputo tornare e quindi è: "Mi ero persa ad Istanbul e non sapevo più tornare" e mi sono spaventata perché ovviamente..aspè qua va fatta una premessa: qua funziona (no come da noi che ci sta l'orafo a fianco alla salumeria e il macellaio di fronte alla boutique) che in una strada ci stanno tutte le gioiellerie, in un' altra tutti i negozi di elettronica, da un'altra parte tutti i pub e così via e io mi sono persa nella strada di quelli che si fanno i debiti di gioco e picchiano le mogli. Tutti i tavoli col panno verde, tutti stavano zitti, tutti maschi e ho capito che è vero che l'erasmus ti fa scoprire un sacco di cose di te, infatti oggi ho scoperto quanto posso riuscire a camminare veloce fingendo di sapere assolutamente dove sto e dove sto andando mentre parlo al cellulare in simil-turco con un interlocutore inesistente. 
    Quindi me la sono cavata e nessuno mi ha fatto niente.
    Ma io lo sapevo già che nessuno mi faceva niente perché quelli picchiano le mogli mica le ragazze in mezzo alla strada. 

  7. I buoni propositi

    martedì 20 settembre 2011

    Adesso me ne vado. Me ne vado a dormire perché domani devo essere pronta ad essere una ragazza felice. Devo far vedere a tutti le mie capacità di socializzazione e quindi devo stare riposata. Poi mi metto pure l’ allarme sul telefono che suona e lampeggia, se no va a finire che mi dimentico di essere felice. Sono pronta a socializzare in inglese e in turco, per lo spagnolo mi basta aggiungere la s e per l’arabo antico mi sto attrezzando. I francesi vadano a cagare. Regalerò la mia amicizia a tutti e farò come mi hanno detto: sorriderò a questa città così anche lei mi sorriderà. Domani appena mi sveglio, poi mi metto un altro allarme sul telefono per quest’ altro fatto, mi affaccerò dalla finestra e sorriderò. Lo giuro.


    Così magari io e questo posto smetteremo di starci sulle palle. 

  8. Raccolta di frasi, pareri, incoraggiamenti e domande prima della partenza.

    Zia: Ma poi là parlano turco? E tu il turco non lo sai. 
    Io: e vabbè Zia si parla inglese.
    Zia: e ma tu nun sai manc  l’inglese.

    Zia: Ma poi io ho visto un programma. Là si mangiano le cavallette, i gatti, gli scarafaggi. 
    Io: ma non è vero!
    Zia: eh non è vero! Io ho visto il programma.
    Mia mamma(persuasa da mia Zia) : Oh non te lo mangiare il pollo che assomiglia al gatto! 
    (Non so quando ai gatti siano spuntate le ali, un becco e abbiano perso due zampe ma dice si somiglino)

    X: Guarda che là non si lavano. Prendi le malattie!

    Operatore Adsl: E che vai a fare a Istanbul?
    Io: a studiare
    Operatore Adsl: e mica là sono bravi!
    Io: …
    Operatore Adsl: e tu che studi?
    Io: design e comunicazione
    Operatore Adsl: e quella la capitale della moda è Milano, al massimo Parigi, là portano il velo che moda c’è?!!

    X: Ma poi quante ore d’aereo ci metti?
    Io: due e mezzo
    X: eh due e mezzo!! Ma hai capito la Turchia dove sta?!!
    IO: Io si…

    X: Stai attenta a tutti quei talebani!

    Zia : Guarda che e’Turc so facc stuort!

    Mia mamma: Ma poi sei sicura che gli aerei della compagnia turca so’ buoni?! Non è che vai ‘ngopp a cocc trabbicl!

    X: Guarda che i turchi sono come i napoletani, davanti ti fanno una faccia dietro un'altra!
     

    X corrisponde a diverse persone. Nessuna di queste persone è mai stata qui e 
    queste sono quelle che la mia memoria ha conservato ma ce ne erano tante altre, ancora più belle.


  9. La caduta dell' Impero Romano.

    domenica 18 settembre 2011

    L'idea di questo blog nasce in un pomeriggio come gli altri:  vacanze finite e nessuna, nemmeno vaga,  intenzione di mettere la matita sul foglio (sì, noi a design mettiamo le matite sui fabriano quindi si dice così) e lo sguardo rivolto verso la fantastica, fantastica segnatevelo eh, esperienza ad Istanbul che mi aspettava. Aspettava perché mo non mi aspetta più perché sto già qua. Qua è Istanbul. E allora quel pomeriggio ho pensato: "mò faccio un blog" e l'ho detto a Carla, perché eravamo insieme da Tonino o' Serines a fare la spesa, e lei mi ha detto "brava" e la conversazione è finita. Poi ci ho ripensato il giorno dopo e ho capito che un blog poteva essere la soluzione. Soluzione perché risolve un problema, il mio.
    Il mio problema è questo: mi piace raccontare le cose, anche quando nessuno me l'ha chiesto, e quando racconto una cosa parto sempre dal principio che di solito risale alla caduta dell' Impero romano e le persone che hanno con me un rapporto più confidenziale hanno delle strane reazioni.
    Ne elenco alcune:
    Il mio fidanzato: "Simò e basta" (quando parlo con lui) / "ma io ti reprimo che quando stiamo con gli altri parli sempre tu?" (quando parlo con gli altri)
    Mia madre: "Cù té nu fa mai juorn" e va via abbandonando la conversazione.
    La mia coinquilina (quella con i capelli colorati)  mi dice solo: "Mamma mia" e le vengono degli attacchi di risata isterica.
    Poi ce ne sono altre, ma non me le ricordo, e quindi questo blog è la soluzione: Io parlo e chi vuole leggere, legge. Poi, vabbè, a qualcuno lo chiamo e gli racconto a voce perché magari si può dimenticare di venire a leggere.


    L' idea del blog è nata quel pomeriggio. Questo post è stato scritto di notte, ad Istanbul, mentre sono sola in una casa che non è la mia, in una città che non mi appartiene, dove tutti parlano una lingua che non capisco. Mi cago sotto di andarmene a letto e allora scrivo.